Reikjavik: le passeggiate spettrali

Reikjavik: le passeggiate spettrali

Sono andato via dall’ Islanda che ero molto giovane. Ho girato il mondo, sono stato pilota delle navi che attraversavano il Canale di Panama. Mi sono sposato e mi sono trasferito in Canada. Lì sono nati i miei figli. Poi un giorno ho sentito che era giunto il momento di ritornare: abbiamo fatto le valigie e siamo di nuovo a Reykjavik”.

  Alto, biondo barbuto proprio come un archetipo di vichingo, Jonas si è inventato le Passeggiate spettrali di Reykjavik.

Un tour a piedi alla scoperta degli angoli misteriosi dove si aggirano i fantasmi: marinai affogati, bambine uccise dalle madri perché sospettate di stregoneria, spettri che regolarmente terrorizzano i poveri abitanti di questa città al confine del circolo polare,  finché non ottengono ciò che vogliono.

  In fondo Reykjavik è la capitale della nazione che riconosce il mondo nascosto dei troll e degli elfi come mondo reale, solo invisibile. Quindi perché meravigliarsi che qualcuno voglia farvi conoscere i fantasmi del luogo?

Reikjavik: le passeggiate spettrali

  Ma andiamo per ordine.

  “Un giorno – continua Jonas – mi telefona dal Canada una mia amica, una medium con la quale in passato avevo bevuto qualche birra. Mi racconta di aver fatto un sogno nel quale le veniva svelato che le sue radici erano in Islanda. Era da che lì proveniva tutta l’ energia che le permetteva di entrare in contatto con gli esseri soprannaturali. Era stata una rivelazione ed adesso voleva partire immediatamente per Reykjavik e le sembrava giusto avvertire il suo amico islandese. Già – pensai io – e magari ti serve anche un posto per dormire”.

  Jonas è così: disincantato e pieno di humour. Però sembra davvero credere alle cose che fa e le fa bene. Sa coinvolgere i suoi clienti, sa raccontare magistralmente le sue storie ed è anche una miniera di aneddoti. Non solo sugli spettri islandesi (che pure hanno una reputazione) ma anche sulle storie strane che gli sono capitate durante le sue passeggiate spettrali.

E poi è anche un fotografo, un appassionato naturalista e fa commercio di oggetti artistici.

Insomma, si tratta di un personaggio interessante ed anche un po’ misterioso, nonché un abile affabulatore.

Sul fatto che in Islanda il costo della vita sia elevatissimo ha una sua teoria molto particolare: “Non è vero che qui tutto costa molto perché viviamo su un isola dove tutto deve essere importato via mare con costi molto alti. Ho visto con i miei occhi sui banchi di un mercato del pesce in Belgio merluzzi provenienti dall’ Islanda venduti ad un prezzo più basso rispetto al prezzo del merluzzo a Reykjavik! E allora? E allora la spiegazione è nelle nostre radici vichinghe. I nostri antenati avevano una reputazione per le loro scorribande. Arrivavano in una landa straniera, stupravano le donne e rapinavano i locali di tutti i loro averi. Oggigiorno ci siamo un po’ evoluti e siamo più sedentari. Le donne non le violentiamo più e per rapinare gli stranieri aspettiamo che siano loro a venire da noi!”.

La passeggiata è un piacevole passatempo. Ci fa scoprire che una delle piazze principali della capitale era fino a pochi decenni fa un cimitero e che le tombe non sono state spostate, in effetti sono ancora lì, sotto il marciapiede. Stiamo calpestando i resti di gente che ha vissuto nel 1860, quando gli abitanti di Reykjavik erano poco più di mille e le strade erano sterrate; ed a dimostrarcelo basta la vista di tre lapidi in un angolo del giardino della piazza, seminascoste tra foglie e piante.

Jonas ci parla poi dello spettro di Steinunn di Sjöundáuna, una donna particolarmente sfortunata: imprigionata per qualche sua colpa, cadde nelle grinfie di Sigvart Bruun, il carceriere danese dell’ epoca, che aveva una simpatica abitudine: stuprava tutte le sue detenute, e poi, se qualcuna di queste sventurate rimaneva incinta, le uccideva. Questa fu la sorte che toccò a Steinunn, la quale – dopo essere stata assassinata – fu sotterrata in terra non benedetta.

  Ma poco tempo dopo la morte della povera donna, a Reykjavik apparve uno strano spettro, che si materializzava ad ogni funerale e seminava il terrore fra i presenti.

Tutto ciò durò per anni, finché le autorità cittadine – d’ accordo con la chiesa locale – presero la decisione di traslare di nascosto la tomba di Steinunn nel cimitero. Da quel momento lo spettro si calmò e non apparve più a terrorizzare innocenti, peccatori e cavalli addetti al tiro del carro funebre. E la tomba l’ abbiamo anche vista, piccola e stretta tra tante altre, come se veramente fosse stata realizzata in seguito. Si trova nel nuovo cimitero di Reykjavik, tappa finale – direi quasi obbligata – della passeggiata spettrale, dove seguiamo Jonas alla scoperta della tomba di una bambina uccisa dalla mamma perché pensava che fosse una strega: le case da dove lei usciva per cibare gli uccelli si incendiavano e tutti gli abitanti morivano. Capitò così al patrigno che la maltrattava ed all’ amante dello stesso patrigno: è l’ unica tomba del cimitero sormontata da una croce capovolta.

In questo crepuscolo che non diventerà mai notte ed in quest’ atmosfera che Jonas ha saputo creare, sorge spontanea una domanda che non troverà mai risposta: hanno voluto sistemare sulla tomba di questa povera bambina la croce di Pietro, che si fece crocifiggere a testa in giù in quanto non si riteneva degno di subire la stessa sorte di Gesù, oppure il simbolo del Maligno?

Non conosceremo mai la risposta, ma poi Jonas ci distrae facendoci notare un’ altra particolarità di questa sepoltura.

E’ l’ unica dove il terreno che la ricopre è quasi privo di muschio. Qui non c’ entrano eventi soprannaturali ma solo la superstizione: il muschio viene infatti raccolto di nascosto dagli adepti di sette esoteriche, che lo utilizzano poi per i loro rituali magici. Almeno così sostiene Jonas, che non è mai avaro di storie, e che sulle storie ha una sua teoria relativistica: “Esistono tre punti di vista di ogni storia: il punto di vista dei vincitori, il punto di vista dei perdenti ed il mio punto di vista”.

Il cimitero di Reykjavik ha anche un’ altra particolarità: è uno dei pochi posti di tutta l’ Islanda che può vantare la presenza di alberi!

  “Il nostro cimitero è un parco, una storica tradizione in tutto il Nord Europa, e non chiude di notte. Anzi spesso d’ estate, quando c’è sempre luce, la gente viene a passeggiarci, a godersi la calma ed il clima di raccoglimento. Ma non sono solo questi i frequentatori del cimitero. Ci sono giovani che approfittano della tranquillità e dei numerosi ripari dietro agli alberi ed alle steli per venire ad ubriacarsi o a fumare marijuana.

Una sera di settembre, era già praticamente buio e stavo raccontando al mio gruppo la storia dello spettro che compariva ai funerali; tutti erano molto attenti e si era creata un’ atmosfera di attesa sospesa. Mentre terminavo il racconto mi sono spostato da sotto l’ albero dove mi ero fermato ed all’ improvviso alle mie spalle ho sentito un tonfo. Siamo trasaliti tutti, anche io. Ed invece era solo un giovane che si era accomodato su un ramo per godersi in pace la sua birra o il suo spinello e che si era addormentato ed era caduto giù“.

  C’è poi un’ altra tomba dove Jonas afferma che non si deposita mai la neve, neanche in inverno, perché il terreno che la ricopre è più caldo rispetto a quello circostante. E’ la tomba di un personaggio che già in vita era celebre per la sua energia e per le sue particolari doti psichiche. Siamo tutti increduli, ma Jonas si china e tocca il muschio della tomba e ci invita a fare lo stesso: in effetti il terreno di quella tomba è più caldo, lo si avverte a pelle.

 “In fondo abbiamo fatto una bella passeggiata, che voi siate stati ad ascoltarmi o no”, è così che alla fine Jonas il Vichingo ci saluta.

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