Memorie del mare: La tonnara di Favignana

Le ciminiere pendono. Pendono verso l’esterno come i minareti del Taj Mahal. Se questi fossero crollati, non si sarebbero abbattuti sulla cupola sotto la quale riverbera il ricordo dell’ amatissima moglie del gran Mogol. Se invece dovessero crollare le ciminiere, finirebbero a mare e non sui tetti dello stabilimento. Non so se anche questa pendenza è voluto o è solo un effetto del tempo e della salsedine, ma l’ effetto che fa è quello di far assomigliare anche l’ antica tonnara Florio di Favignana ad un mausoleo, un memoriale laico di un’ attività strettamente legata al ciclo della natura ed

Le leggende di Acerenza

Devo aver sbagliato, questo non è un bar. L’ uomo dietro al bancone mi guarda incuriosito e forse anche un po’ infastidito. Però il caffè me lo prepara, anche se non è un granché. Le parole sono ridotte al minimo necessario. Pago ed esco. Forse solo un astronauta ha esperienza di un vuoto più vuoto di un paese dell’ Italia meridionale nella controra. Tutte le saracinesche sono abbassate, tapparelle e tende chiuse. Dietro, nella penombra, è tempo di grevi sonni postprandiali, scuri e privi di sogni.  Per strada non c’è nessuno. Nel silenzio senti il rumore delle suole di gomma

Meteore: ascesi e turismo

LE METEORE SALGONO A SPIRALE VERSO IL CIELO COME UNA LITANIA BIZANTINA ASCENDE IN QUARTI DI TONO FINO AL CRISTO PANTOCRATORE ATTRAVERSO LA CONCAVITÀ DI UNA CUPOLA (PATRICK LEIGH FERMOR, RUMELIA – VIAGGI NELLA GRECIA DEL NORD) “Lei è italiano, vero?” mi chiede il proprietario, sguardo levantino, barba nera e dolcevita dello stesso colore, appena apro la porta del negozio di souvenirs. “E come ha fatto a capirlo subito?” rispondo io stupito. “Una faccia, una razza” e sorride. Indeciso se considerarlo un insulto o un benvenuto mi informo sulla sua così improbabile conoscenza dell’ Italiano. Ha studiato a Perugia, parte

ZAGOROHORIA: CANYON, PONTI E CASE DI PIETRA

Ho seguito le funeste sinuosità di Cocito attraverso le pianure tesproziane in Epiro, non lontano dalla profonda forra sotto l’indomabile Suli dove l’Acheronte cade con rombo di tuono. (P. L. Fermor; Mani) L’ orizzonte è frastagliato di picchi rocciosi.  L’ estate greca muore lentamente, ma qui l’ aria gelida di montagna, i focolari già accesi nelle case, le piogge improvvise fanno capire che la stagione sta cambiando. Un vento fresco accompagna via gli ultimi tepori. I monti del Pindo sono l’ ultima costola dei Balcani. Dal Nord della Grecia la catena prosegue in direzione Sud-Est e terminerà solo nel Peloponneso.

Islanda: Snæfellsnes ed il suo vulcano

Nel cratere Yökull dello Snæffels che l’ ombra dello Scartaris tocca alle calende di luglio, scendi, coraggioso viaggiatore, e raggiungerai il centro della terra. (Jules Verne, Viaggio al centro della terra) La penisola di Snæfellsnes , a Nord di Reykjavik, è dominata dal profilo del vulcano Snaefells e del suo ghiacciaio. E’ proprio qui, da questo cratere, che Jules Verne fece iniziare la sua avventura del “Viaggio al Centro della Terra”. Le calende di luglio sono passate da un po’, ma se davvero fossimo stati alla ricerca del cratere giusto per ripetere l’ epopea del professore Otto Lidenbrock e di

Siglufjördur, il Klondyke islandese

A ovest della Norvegia si trova un’isola chiamata Islanda, circondata dal vasto Oceano. È questo un luogo difficile da abitare, ma che merita di essere menzionato per il verificarsi di fatti prodigiosi e inauditi, che sembrano sfuggire a ogni verosimiglianza. Saxo Grammaticus La strada da Akureyri punta verso Nord lungo la sponda occidentale dell’ Eyjafjördur: sessanta chilometri dal fondo allo sbocco al mare, circondati da montagne innevate che sfiorano i mille metri. E mille metri, a queste latitudini sono un’ enormità, ben oltre il limite delle nevi perenni. Sopra i quattrocento metri di altitudine in Islanda non vive nessuno, non

Gran Sasso, le Highlands italiane

L’aquila stride e vola in grandi cerchi sopra di noi. È sorpreso anche il pastore, che la osserva col binocolo dal suo stazzo. O forse è solo preoccupato per i suoi agnellini. Più tardi la rivedremo, osservandola dall’alto di una delle vette faticosamente raggiunte: continua la sua perlustrazione circolare ed a non curarsi di noi. Del Gran Sasso si può dire poco. Semplicemente perché le mie parole non bastano a descrivere la bellezza selvaggia del luogo, i suoi vasti orizzonti delimitati da pareti di roccia nuda, i suoi silenzi, la vastità semidesertica dei pianori stepposi. Solo animali. Qualche pastore. Non

Una giornata senza pretese

E’ una giornata senza pretese / E non ci succede una volta al mese (Vinicio Capossela) A volte un solo giorno libero può riservare momenti di intensa epifania e liberarti anche se solo per un breve iato dalle angosce del tempo che viviamo. Scelgo di trascorrerlo tra le colline che intersecano il confine tra Campania e Basilicata, questo giorno libero. Ancora non lo sapevo, ma sarebbe stato l’ ultimo giro in libertà concesso per i mesi a venire. Da lì in poi restrizioni e zone variamente colorate avrebbero reso impossibile ogni spostamento. E’ una mattina di primo autunno, viste verde

Sarajevo è un pugno in faccia

Una visita a Sarajevo è come un match di pugilato, dove tu hai il ruolo di sparring partner da prendere a pugni in faccia. Il primo che ti becchi è il ricordo della tragedia di fine secolo scorso: l’ assedio, i cecchini, la guerra e le sue devastazioni. Non è necessaria tanta memoria, ci sono ruderi e segni di proiettili in abbondanza per ricordartelo. Poi arriva subito l’ uno-due: una povertà vista ormai di rado in Europa. Almeno prima del COVID. La sensazione è quella di un’ emarginazione netta della Bosnia da parte dell’Europa che conta. Qui i restauri delle

Santorini, folla e bellezza

Benvenuti nella centrifuga turistica. A Santorini già l’ accoglienza è una promessa: il porto minuscolo, quattro traghetti che scaricano gente; in senso inverso, una sfilata di pullman che riporta indietro i crocieristi. Risultato: un ingorgo che neanche Napoli all’ ora di punta. Lo scenario non cambia molto passeggiando per le stradine di Thira: paccottiglia che si riversa nei vicoli dai negozi e folla da non potersi fermare perché c’è subito qualcuno che spinge per passare. Poi ovviamente fa caldo, altrimenti uno che ci va a  fare alle Cicladi d’ estate. Anche se, attenzione, l’ estate ormai è quasi finita. Non

Paros, la rilassata

Il Meltemi non porta odori; è secco, inaridisce le narici, asciuga la gola. Anche se attraversa un boschetto di pini prima di raggiungerti,  non ne assorbe gli aromi. E così,  accanto ai polpi ed agli sgombri appesi ad essiccare, qui a Paros aggiungono mazzi di rosmarino ed altre erbe. Tentacoli ondeggiano all’ingresso delle taverne del porto, pronti per essere trasferiti sulla griglia. Aliki Ad Aliki, piccolo villaggio di pescatori sulla punta meridionale dell’isola, essiccano invece gli sgombri, poi li spennellano di olio e limone e li arrostiscono, trasformandoli nella specialità del posto, la Gouna. In fondo in fondo all’ isola,

Mykonos: bella senz’ anima

La bellezza di Mykonos Certo, è bella. Vista dall’  alto, la vecchia città di Mykonos, bianca come una macchia di latte che si spande verso il mare scuro, punteggiata dai tetti e cupole delle chiese, celesti come il cielo pulito dal Meltemi o rossi come i fiori di lentischio. La schiera di mulini a vento – tanto simili a quelli di Consuegra da sembrare in attesa di un Don Chisciotte in vacanza –  guardano dritto verso la antiche case dei pirati di Little Venice, costruite a filo d’ acqua, con le onde che di tanto in tanto entrano a far

I ragazzi della via Pàl

Non puoi nemmeno comprendere cosa significhi, per un ragazzo della capitale, un piccolo prato abbandonato. Per lui è il luogo dove si gioca, è la fuga dalla realtà, è il regno della libertà. Oggi sul terreno della via Pal si innalza, triste e severo, un tozzo fabbricato di quattro piani, e chi vi abita ignora completamente che cosa ha rappresentato per una squadra di poveri scolari di Budapest il quadrato di terra su cui sorge la casa. Ma allora il posto era vuoto Chi, come me, ha ben superato gli anta, non faticherà a riconoscere questa citazione. I ragazzi della

Meraviglie di legno: le antiche chiese del Maramures

C’è poca gente a Bârsana, ed in fondo perché mai dovrebbero esserci turisti in un paesino di cinquemila abitanti stretto tra le montagne nel Nord della Romania? Patrimonio Mondiale dell’ Umanità è la risposta. Le chiese di legno del Maramures sono esempi eccezionali di architettura religiosa vernacolare in legno risultante dallo scambio di tradizioni religiose ortodosse con influenze gotiche in una specifica interpretazione vernacolare delle tradizioni di costruzione in legno, che mostra un alto livello di maturità artistica e abilità artigianali. Questo dice l’ UNESCO sul suo sito. Ma andiamo per ordine. Maramures Siamo nel Maramures, regione montagnosa ed agricola