Paros, la rilassata

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Paros la rilassata. Tramonto a Noussa

Il Meltemi non porta odori; è secco, inaridisce le narici, asciuga la gola. Anche se attraversa un boschetto di pini prima di raggiungerti,  non ne assorbe gli aromi.

E così,  accanto ai polpi ed agli sgombri appesi ad essiccare, qui a Paros aggiungono mazzi di rosmarino ed altre erbe.

Tentacoli ondeggiano all’ingresso delle taverne del porto, pronti per essere trasferiti sulla griglia.

Aliki

Ad Aliki, piccolo villaggio di pescatori sulla punta meridionale dell’isola, essiccano invece gli sgombri, poi li spennellano di olio e limone e li arrostiscono, trasformandoli nella specialità del posto, la Gouna.

Paros tra turismo ed economia sostenibile. Drying mackerels in Paros, Greece

In fondo in fondo all’ isola, Aliki accoglie solo visitatori occasionali o chi è proprio intenzionato a vedere poca gente. D’ estate, i turisti restano quasi tutti su al nord, tra il capoluogo Paroikia e la sciccosa Naoussa, con le sue case bianche che discendono la collina e finiscono verso il lungomare tappezzato dei tavolini multicolori dei bar.

Paros tra turismo ed economia sostenibile. Tavolini a bordo mare a Naoussa

E tra i turisti tornano ad essere numerosi i Greci: “Fino a due anni fa non se ne vedevano dai tempi dello scoppio della crisi economica” mi racconta  George, che mi ospita nella sua casa a cubo, bianca con le imposte celesti, tutto molto Grecia, tutto molto Cicladi. “Adesso pian piano stanno tornando”. E preferiscono affollare posti meno battuti dal turismo internazionale, come Piso Livadi, a sud-est: un ampio porto con tanti ristoranti che lo fiancheggiano ed una spiaggetta.

Paros tra turismo ed economia sostenibile. Sera d' estate a Naoussa

A Paros l’ economia locale non è ancora totalmente dipendente dal turismo; esiste ancora l’ agricoltura, crescono finanche le viti, e si produce vino.

Sulla qualità il dibattito è aperto.

L’ isola  vive con i turisti o forse nonostante essi, ed è facile assistere a scene sincretiche come quella di un pescatore che rammenda le reti sulla sua barca circondato dai tavolini dei bar affollati e chiassosi; oppure di notte tra i vicoli di Naoussa, le chiesette ortodosse ancora aperte con i loro arcigni  guardiani seduti all’ uscio, circondati da allegri turisti che mangiano gelati e si godono l’ estate.

Naoussa e Paroikia non parlano Greco ma il pidgin dei turisti. Vivono con e per loro.

Paroikia

A Paroikia si scende dai traghetti e si prende contatto con l’ isola. Vicoli bianchi e porte azzurre, paccottiglia che rigurgita da ogni andito; ma anche angoli all’ ombra di antichi alberi che invitano alla sosta e l’ antica chiesa bizantina della Madonna di Ekatontapiliani, che merita una visita.

Paros la rilassata. Angolo tradizionale a Paroikia
Naoussa

La mattina al porto di Naoussa, ci si dà il cambio. Mentre gli ultimi ritardatari abbandonano i bar ed i rimpianti della notte, le prime barche dei pescatori prendono il mare.

Paros tra turismo ed economia sostenibile. Happy hour a Naoussa

Più in là, mamma anatra avanza impettita con il codazzo di anatroccoli al seguito; due oche si aggirano tra i tavoli dei ristoranti in cerca di avanzi di cibo.

Paros la rilassata. Tramonto a Noussa
Lefkes

L’ interno dell’ isola conserva maggiormente aspetti non influenzati dai flussi turistici, con l’ eccezione di Lefkes: un tradizionale villaggio montano  circondato da foreste, oliveti e vigneti, con temperature più miti rispetto alla costa. Forse per questo è divenuto catalizzatore di turisti e le folle nei suoi vicoli non sono tanto diverse da quelle di Paroikia.

Paros la rilassata.
Prodromos

La pace ed il raccoglimento si possono trovare tra i vicoli imbiancati a calce di Prodromos, la maggior parte dei quali sono ombreggiati da gigantesche buganvillee.

Ci sono pochi vicoli stretti, una manciata di chiese, un’ atmosfera rilassata e qualche bar/ristorante. Prodromos è il posto ideale per scoprire com’ era Paros prima del turismo di massa.

Qui termina il sentiero bizantino che parte proprio da Lefkes, ma non sono molti quelli che lo percorrono tutto, perché poi si tratta di risalire la collina per tornare indietro!

Paros tra turismo ed economia sostenibile. Chiesa di Prodromos, Paros
Marpissa

Più grande ma sempre piacevole da visitare è Marpissa, il villaggio col nome di una ninfa.

Ancora vicoli e case imbiancate qui, archetti, buganvillee e chiese. Nella piazza ci sono quattro mulini a vento e la partenza del sentiero che porta al santuario di Sant’ Antonio, sulla collina di Kefalos, che in realtà è un vulcano estinto.

Dalla cima si vede praticamente tutta Paros ed anche le isole vicine, soprattutto Naxos, che è lì ad un passo. Il sentiero è percorribile anche in auto, ma attenzione perché non ci sono parapetti e l’ ultimo tratto è davvero molto ripido.

Paros tra turismo ed economia sostenibile. Marpissa

Lontana dalla spettacolarità di Santorini e dal glamour di Mykonos, Paros conserva la sua identità fatta di una bellezza più arcigna e di spiagge spettacolari per godersi il mare.

Paros la rilassata. Monastiri Beach

Già che ci siamo, non ti piacerebbe un bel libro da tavolo, con tutte le mie immagini delle isole Cicladi?

Un libro da sfogliare per viaggiare con la mente in attesa di poterlo fare di nuovo davvero!

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