Benvenuti nella centrifuga turistica.
A Santorini già l’ accoglienza è una promessa: il porto minuscolo, quattro traghetti che scaricano gente; in senso inverso, una sfilata di pullman che riporta indietro i crocieristi.
Risultato: un ingorgo che neanche Napoli all’ ora di punta.
Lo scenario non cambia molto passeggiando per le stradine di Thira: paccottiglia che si riversa nei vicoli dai negozi e folla da non potersi fermare perché c’è subito qualcuno che spinge per passare.
Poi ovviamente fa caldo, altrimenti uno che ci va a fare alle Cicladi d’ estate. Anche se, attenzione, l’ estate ormai è quasi finita. Non siamo in alta stagione. E la folla opprime.
Insomma il primo impatto con il gioiello delle Cicladi non è che sia entusiasmante.
Santorini, però, anche con questa folla ha una sua bellezza particolare, ispida e nello stesso tempo risplendente. Come la luce dell’ Egeo che è davvero così come la descrivono: netta, decisa, aspra e abbagliante. Come i fantastici paesaggi di quest’ isola.
Se Mykonos è un divertimentificio, Santorini è un dispensatore automatico di panorami romantici.
24 ore su 24, con picchi di offerta al tramonto.
Me lo diceva mio nonno: bisogna sempre saper aspettare; ed infatti anche in questo caso il rimedio contro la folla è lo stesso: l’ attesa.
A metà mattina, quando tutti i crocieristi sono sbarcati, l’ isola è una bolgia in qualsiasi periodo dell’ anno: migliaia di persone irreggimentate in squadre numerate che gironzolano apparentemente senza meta, ingolfando le strade di Thira.
In realtà una meta ce l’hanno, e sono i negozietti convenzionati, i bar e i ristoranti che poi sapranno mostrare la loro riconoscenza alla guida.
Nel pomeriggio se ne andranno, perché la nave riparte.
Ed all’ improvviso tutto diventa più calmo, anche i vicoli sembrano più larghi ed ariosi. Chi non è ripartito si è spostato ad Oia, in attesa che faccia sera.
Quando il sole cala, infatti, folle immense si accalcano lungo i vicoli di tutti i borghi del lato occidentale di Santorini, dove le scogliere sono più alte e guardano direttamente sulla caldera, l’ antico vulcano ormai invaso dal mare.
Oia è un villaggio di una bellezza assoluta, posto proprio all’ estremità di Santorini; sembra quasi che sia circondata dal mare, un’ isola nell’ isola. Da qui, affacciandosi su tetti e cupole si possono godere vedute splendide all’ alba e al tramonto e panorami da favola per il resto delle 24 ore.
In qualsiasi periodo dell’ anno, al calar del sole è un posto più affollato di una piazza di Tokyo. Tutti ammassati nei punti più panoramici e conosciuti tra spintoni, puzza di sudore, babele di lingue. Improbabili spose in bianco perfettamente truccate incuranti del sudore del marito, gente che si arrampica sui tetti e sulle cupole delle chiese alla ricerca del selfie perfetto, aspiranti influencer in abito da sera che sognano mille likes ed intanto si arrampicano su un muretto strettissimo a picco sul mare, sprezzanti del pericolo.
Dopo il tramonto, all’ improvviso, scompaiono. Forse vergognandosi di quello che hanno fatto, o più semplicemente hanno altro da fare.
A questo punto Oia è dei pochi fortunati (a nottambuli) che resistono. Le luci dei lampioni illuminano strade e piazze deserte, i locali sono chiusi e solo le insegne risplendono.
D’ estate le notti sono brevi, e presto il cielo inizia a rischiararsi. L’ iconico mulino, la cupola della chiesa, i muri bianchi delle case, risplendono in una solitudine rara.
Ma attenzione, perché appena il sole sorge i vicoli si affollano di nuovo; di visitatori ansiosi di bellezza e di tiratardi di ritorno a casa.
Ma allora, come fotografare uno spettacolare panorama al tramonto in (relativa) santa pace?
La soluzione stavolta non segue i consigli dei nostri nonni, anzi al contrario: bisogna lasciare la via vecchia per la via nuova.
Imerovigli e Firostefani sono due villaggi che sorgono lungo il sentiero pedonale che collega Fira ad Oia. Per la verità è difficile trovare una soluzione di continuità tra Fira e Firostefani: grumi di case bianche, chiese e cupole senza interruzioni. Ti accorgi di essere a Firostefani perché la ressa un poco cala.
Proseguendo ancora lungo il sentiero, che è bello e panoramico ed in questo tratto si svolge a picco sul mare tra case bianche e le solite, immancabili chiese, si raggiunge un tratto non urbanizzato; poi l’ arrivo ad Imerovigli è segnalato dalla cupola azzurra del monastero di Agios Nikolaos: da lì c’è un panorama mozzafiato e molta meno folla. Ma si può ancora proseguire perché le sorprese e le meraviglie non mancheranno.
Se invece si dispone di un mezzo di locomozione e ci si addentra nell’ isola, verso posti dai nomi meno conosciuti, si iniziano ad avvertire sapori nuovi.
A Karterados e ad Akrotiri non c’è più caos, le navi da crociera neanche si vedono, men che meno gli invasori che le frequentano; i tramonti sono ugualmente affascinanti, e la quiete aggiunge valore.
Ancora, Pyrgos, anch’ essa celeste di cupole e bianca di muri; affollata di gatti, piena di chiese, con vicoli dove puoi incontrare asini in viaggio con annesso padrone in groppa. Niente comitive. Solo qualche affascinato viaggiatore curioso.
Ma se anche l’ assolata solitudine di Pyrgos contiene ancora troppa folla, basta chiedere ad un barcaiolo un passaggio fino a Thiresia.
Su quest’ isolotto proprio di fronte a Santorini vivono poche centinaia di persone in un villaggio duecento metri sopra il piccolo porto.
Ci si arriva solo a piedi o a dorso di mulo. Qui non ci sono strade né automobili.
Silenzio e mare, un’ impagabile vista su Thira e Oia e sulle creste laviche degli isolotti di Neia Kameni e Palaia Kameni, dove ancora sbuffa il vulcano di Santorini, quello che forse distrusse Atlantide 3500 anni fa.
Quel cataclisma, così come viene raccontato oggi, deve essere stato qualcosa che oltrepassa i limiti della nostra immaginazione. L’ ampiezza dell’ eruzione e la successiva implosione della camera magmatica con conseguente maremoto sono assolutamente inconcepibili per la nostra mente. Non c’è memoria storica di una catastrofe del genere.
In barca ci si arriva facilmente a questi isolotti. E’ così strano adesso camminare ai bordi del cratere che ancora fuma, toccare la lava che risale a quel cataclisma, ammirare il panorama e cercare di immaginarsi la scena della catastrofe. Probabilmente nessuno uomo la vide da vicino, e sicuramente nessuno ha potuto raccontarne. Santorini non ha il suo Plinio; Platone ci ha raccontato di Atlantide ma non della sua distruzione. E quell’ isola che forse è Atlantide era stata distrutta mille anni prima che lui nascesse.
Poi si torna alla pace di Thiresia, ed è tardi per quei tornanti aguzzi che portano su al villaggio. Se il problema dell’ alloggio è stato risolto, non resta che rilassarsi nella calma della sera concedendosi magari un buon pesce fresco e godendosi il panorama.
La felicità sta nelle piccole cose
Già che ci siamo, non ti piacerebbe un bel libro da tavolo, con tutte le mie immagini delle isole Cicladi?
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