
Un giorno di vendemmia nei Campi Taurasini, la terra che da secoli nutre le vigne di Aglianico. Proprio lì dove nel 273 a.C. le legioni romane del console Manlio Curzio Dentato sconfissero l’ esercito di Pirro, re dell’ Epiro e della tribù dei Molossi.
Pirro era sceso in Italia sette anni prima. Aveva un esercito di venticinquemila uomini e diciannove elefanti da guerra. Diceva di voler difendere la colonia greca di Taranto. Ma la sua recondita speranza era di riuscire a fondare un proprio stato. Arrivò quasi alle porte di Roma e fu poi costretto a riparare in Sicilia.
Dopo anni di alterne vicende le sorti del conflitto si risolsero proprio qui, nei Campi Taurasini. La sconfitta dell’ hegemon dell’ Epiro decretò la fine del dominio greco sulle colonie italiane. Ma la civiltà ellenica aveva fatto in tempo a pervadere di sé i territori in cui si era insediata. Lasciò un’ eredità di cultura, tecnologia e pratiche agricole, come la coltivazione della vite ed in particolare della vitis ellenica il cui nome nei secoli si sarebbe trasformato in Aglianico.

Un giorno di vendemmia tra le vigne di Aglianico. Qui nasce la prima DOCG del Sud d’ Italia: il Taurasi, ricavato per almeno l’ 85% da uve di Aglianico e poi invecchiato non meno di tre anni, di cui uno in botte di legno. Un vino potente ed armonico, capace di grande invecchiamento, ormai nell’ élite della produzione nazionale.
Un Giorno di Vendemmia in Irpinia
Tutto è iniziato con una telefonata. Un amico mi chiede se voglio accompagnarlo alla vendemmia: lui possiede vigneti, proprio nella zona della DOCG. Accetto senza pensarci troppo, più per la curiosità che per reale conoscenza di cosa significhi vendemmiare. Arrivo con la macchina fotografica al collo, come sempre, senza sapere bene cosa aspettarmi.
La prima cosa che colpisce è il silenzio. Non assoluto, ma diverso da quello della città. È un silenzio fatto di piccoli rumori: le forbici che tagliano i tralci, il fruscio delle foglie, il tonfo sordo dell’uva che cade nelle ceste. Ma c’è una buona compagnia di persone che si conoscono bene: lavoro e divertimento, risate, sudore, buon cibo casareccio accompagnato da un goccio d’ alcool che ti fa tornare la voglia di andare a lavorare.
E mentre tutti erano impegnati a tagliare e raccogliere, ho cercato di documentare quello che succedeva, dal taglio dei grappoli in mezzo alle foglie che già assumono i colori autunnali, fino al salto nella diraspatrice ed alla prima spremitura.
Di lì poi il mosto andrà a fermentare ed invecchiare. Ma questa è un’ altra storia che cercherò di documentare in un’ altra occasione.

Per fotografare ho cercato di sfruttare le ore di luce migliore, soprattutto nel tardo pomeriggio, preferibile a causa dell’ orientamento delle viti. Il mio amato Sigma 8-16è stato l’ obiettivo di prima scelta, perché tra i filari lo spazio non è mai tanto.
Il video
Ho anche realizzato una breve presentazione su You Tube. Una selezione delle migliori foto (almeno secondo me!) e con qualche secondo di video realizzato sempre con la mia Pentax K-5. Eccola qui:
Conclusione: L’Attesa e la Passione
La vendemmia, proprio come la fotografia, richiede attesa e rispetto per i tempi. È un rito antico che ogni anno si rinnova, un atto di pazienza che si lega alla storia millenaria della nostra terra. In questi scatti ho cercato di catturare l’energia autentica, il sudore e la gioia che trasformano l’uva Aglianico in un vino di eccellenza, celebrando non solo il prodotto finale, ma l’intero, affascinante processo che lo precede.
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