Danzando sulla frontiera

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Danzando sulla frontiera

Giocare con i confini mi è sempre piaciuto. Sin da quando ero bambino.

Seguire le righe tratteggiate sulle tavole di un atlante, inscenare invasioni e ritirate o sognare di occupare un paese con un solo piede, come fece davvero una volta mia nonna alla sbarra triestina che divideva l’Italia dalla Jugoslavia.

Solo che a quei tempi i confini erano una cosa seria.

Garitte e filo spinato. Attese in coda con il passaporto in mano per ottenere il necessario visto. E sempre un po’ di batticuore. In fondo li costruivano apposta così i confini. Per intimorire.

E questo quando la frontiera era porosa, permeabile.

Poi c’era la cortina di ferro, il confine impermeabile. Reti altissime che si diceva fossero elettrificate. Garitte con fari e mitragliatrici. E neanche un varco per passarci attraverso.

All’epoca di muri non ce n’erano tanti, solo quello di Berlino e quello confessionale di Belfast.

Quella rete (forse) elettrificata era una cesura anche dell’immaginazione. Non sapevi proprio cosa pensare di ciò che era dall’ altra parte.

Oggi di muri così ce ne sono a dozzine. Tra USA e Messico, Israele e Palestina, a dividere la Cipro turca da quella greca, tra Arabia Saudita e Yemen, in Marocco a “proteggere” il relitto coloniale spagnolo di Ceuta e Melilla.

Ma per tanti nuovi muri che crescono nel mondo, qualcuno cade, e così di quello più famoso (Berlino) restano ormai solo tracce turistiche, e la cortina di ferro è totalmente scomparsa.

Il muro di Gorizia

Un muro c’era anche in Italia. Non proprio una barriera insuperabile, diciamo più una sorta di recinzione da giardino, e serviva a proteggere il confine con la (allora) Jugoslavia in periferia di Gorizia. Dall’altra parte c’ era Nova Gorica e la stazione della Ferrovia Transalpina con la sua bella stellona rossa sulla facciata.

Piazza della Transalpina Gorizia

Figlio minore del muro di Berlino, anche quello di Gorizia ha seguito la sorte del capostipite ed è ridotto ad un ricordo lungo pochi metri al bordo di quella che adesso è piazza della Transalpina, un luogo d’incontro transfrontaliero con al centro ben segnata una linea di confine tanto permeabile da essere quasi trasparente e dove mia figlia di cinque anni si è divertita a ballare con un piede in Italia e l’altro in Slovenia.

È proprio una storia di famiglia, quella di invadere paesi stranieri con un piede…

Danzando sulla frontiera

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Placca di confine tra Italia e Slovenia a Piazza della Transalpina Gorizia

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