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Memorie del mare: La tonnara di Favignana

Le ciminiere pendono. Pendono verso l’esterno come i minareti del Taj Mahal. Se questi fossero crollati, non si sarebbero abbattuti sulla cupola sotto la quale riverbera il ricordo dell’ amatissima moglie del gran Mogol. Se invece dovessero crollare le ciminiere, finirebbero a mare e non sui tetti dello stabilimento. Non so se anche questa pendenza è voluto o è solo un effetto del tempo e della salsedine, ma l’ effetto che fa è quello di far assomigliare anche l’ antica tonnara Florio di Favignana ad un mausoleo, un memoriale laico di un’ attività strettamente legata al ciclo della natura ed

Dentro Favignana

Oltre il buio della galleria, poco più alta di me e scanalata dai segni delle mannare, la luce è fioca, di una profonda tonalità aranciata. Che colore singolare: è pieno mattino e davanti agli occhi ho la luce del tramonto. Sono all’ interno di una delle centinaia di cave di tufo di Favignana (ne sono state mappate 187). Enormi camere scavate a mano nella calcarenite sono divise da pilastri che di solito sono fatti di pietra più dura o meno pregiata. A volte invece sono di pietra di buona qualità, ma bisognava comunque lasciarli per garantire la stabilità dei cunicoli.

Le leggende di Acerenza

Devo aver sbagliato, questo non è un bar. L’ uomo dietro al bancone mi guarda incuriosito e forse anche un po’ infastidito. Però il caffè me lo prepara, anche se non è un granché. Le parole sono ridotte al minimo necessario. Pago ed esco. Forse solo un astronauta ha esperienza di un vuoto più vuoto di un paese dell’ Italia meridionale nella controra. Tutte le saracinesche sono abbassate, tapparelle e tende chiuse. Dietro, nella penombra, è tempo di grevi sonni postprandiali, scuri e privi di sogni.  Per strada non c’è nessuno. Nel silenzio senti il rumore delle suole di gomma

Reikjavik: le passeggiate spettrali

“Sono andato via dall’ Islanda che ero molto giovane. Ho girato il mondo, sono stato pilota delle navi che attraversavano il Canale di Panama. Mi sono sposato e mi sono trasferito in Canada. Lì sono nati i miei figli. Poi un giorno ho sentito che era giunto il momento di ritornare: abbiamo fatto le valigie e siamo di nuovo a Reykjavik”.   Alto, biondo barbuto proprio come un archetipo di vichingo, Jonas si è inventato le Passeggiate spettrali di Reykjavik. Un tour a piedi alla scoperta degli angoli misteriosi dove si aggirano i fantasmi: marinai affogati, bambine uccise dalle madri

La magia di Aleppo (prima della guerra)

Ci hanno spiato in continuazione mentre eravamo in Siria. O forse è solo la mia immaginazione che assembla i fatti come le piace, alla luce di quello che è successo solo pochi anni dopo. In ogni caso è stato un viaggio segnato da presenze improvvise, e benevole, dappertutto. Siamo al confine, per tornare in Turchia. Dopo aver raggiunto Latakia in pullman, uno scassato Ape Piaggio ci ha lasciato al bivio del valico di Kessab. Gli edifici della dogana li abbiamo raggiunti a piedi e lì è iniziata la solita tiritera del controllo doganale. L’ addetto siriano ci squadra, vuole sapere

Eger: vino, Barocco e storia

La signora alla cassa dell’ ingresso del castello, prima stacca il biglietto ed incassa premurosamente i suoi fiorini, poi mi avvisa che gran parte dell’ area non è visitabile, perché ci sono dei lavori in corso. “Avresti potuto dirmelo prima” penso, ma entro lo stesso. Il castello Il castello di Eger non è solo un simbolo della città, ma della stessa Ungheria. L’ epopea della sfortunata resistenza ungherese all’ invasore infedele si incardina nella vasta e monotona piana di Mohács ed in questo castello sulla collina da dove si gode un bel panorama della città. E’ mattina presto, sono uno

Meteore: ascesi e turismo

LE METEORE SALGONO A SPIRALE VERSO IL CIELO COME UNA LITANIA BIZANTINA ASCENDE IN QUARTI DI TONO FINO AL CRISTO PANTOCRATORE ATTRAVERSO LA CONCAVITÀ DI UNA CUPOLA (PATRICK LEIGH FERMOR, RUMELIA – VIAGGI NELLA GRECIA DEL NORD) “Lei è italiano, vero?” mi chiede il proprietario, sguardo levantino, barba nera e dolcevita dello stesso colore, appena apro la porta del negozio di souvenirs. “E come ha fatto a capirlo subito?” rispondo io stupito. “Una faccia, una razza” e sorride. Indeciso se considerarlo un insulto o un benvenuto mi informo sulla sua così improbabile conoscenza dell’ Italiano. Ha studiato a Perugia, parte

Zagorohoria: rocky peaks and stone bridges

Every rock and stream is a myth Patrick Leigh Fermor, Mani The horizon is jagged with rocky peaks. The Greek summer fades out slowly. But the icy mountain air, the fireplaces already lit in the houses, the sudden rains make it clear that the season is changing. A fresh wind pushes the last warmth away. The Pindus mountains are the last splinter of the Balkans. From the north of Greece, the chain continues in towards the south-east until the Peloponnese. But that border between the Ionian and Aegean seas is very far from where I am now. I’m in the north,

Monopoli, città di mare e chiese

Monopoli, città di mare e chiese. Ogni angolo, infatti, nasconde una chiesa, nel centro storico di Monopoli. Ne ho contate almeno una dozzina. Una, la Chiesa Rettoria di Santa Maria del Suffragio, a fare concorrenza al Barocco della Cattedrale, proprio di fronte. Sotto le volte di passaggio si affacciano riproduzioni di immagini sacre “a divozione” del sopravvissuto di turno. In una città che ha sempre affidato la sua ricchezza al mare, gli scampati non dovevano essere pochi. Dal mare veniva la vita e poteva venire anche la morte. La salvezza ha sempre un che di soprannaturale. Questo Adriatico che si

ZAGOROHORIA: CANYON, PONTI E CASE DI PIETRA

Ho seguito le funeste sinuosità di Cocito attraverso le pianure tesproziane in Epiro, non lontano dalla profonda forra sotto l’indomabile Suli dove l’Acheronte cade con rombo di tuono. (P. L. Fermor; Mani) L’ orizzonte è frastagliato di picchi rocciosi.  L’ estate greca muore lentamente, ma qui l’ aria gelida di montagna, i focolari già accesi nelle case, le piogge improvvise fanno capire che la stagione sta cambiando. Un vento fresco accompagna via gli ultimi tepori. I monti del Pindo sono l’ ultima costola dei Balcani. Dal Nord della Grecia la catena prosegue in direzione Sud-Est e terminerà solo nel Peloponneso.

Il Gargano è unico

Il Gargano è unico. Te ne accorgi già solo guardando la carta geografica: un pezzo di montagna isolato tra il Tavoliere ed il mare. È incongruo, lì ti aspetteresti solo pianura. Ed invece puoi salire fino a mille metri, quasi sempre con vista mare e le Tremiti all’ orizzonte. Ti aspetta un bosco di faggi, querce, aceri, carpini,  frassini,  farnetti, pini di Aleppo, ontani. È la Foresta Umbra. Qui i bambini possono giocare con i daini e si può fare picnic in riva ad uno stagno, osservati da tartarughe curiose. Il Gargano è unico perché è un posto dove per

Islanda: Snæfellsnes ed il suo vulcano

Nel cratere Yökull dello Snæffels che l’ ombra dello Scartaris tocca alle calende di luglio, scendi, coraggioso viaggiatore, e raggiungerai il centro della terra. (Jules Verne, Viaggio al centro della terra) La penisola di Snæfellsnes , a Nord di Reykjavik, è dominata dal profilo del vulcano Snaefells e del suo ghiacciaio. E’ proprio qui, da questo cratere, che Jules Verne fece iniziare la sua avventura del “Viaggio al Centro della Terra”. Le calende di luglio sono passate da un po’, ma se davvero fossimo stati alla ricerca del cratere giusto per ripetere l’ epopea del professore Otto Lidenbrock e di

Siglufjördur, il Klondyke islandese

A ovest della Norvegia si trova un’isola chiamata Islanda, circondata dal vasto Oceano. È questo un luogo difficile da abitare, ma che merita di essere menzionato per il verificarsi di fatti prodigiosi e inauditi, che sembrano sfuggire a ogni verosimiglianza. Saxo Grammaticus La strada da Akureyri punta verso Nord lungo la sponda occidentale dell’ Eyjafjördur: sessanta chilometri dal fondo allo sbocco al mare, circondati da montagne innevate che sfiorano i mille metri. E mille metri, a queste latitudini sono un’ enormità, ben oltre il limite delle nevi perenni. Sopra i quattrocento metri di altitudine in Islanda non vive nessuno, non

Gran Sasso, le Highlands italiane

L’aquila stride e vola in grandi cerchi sopra di noi. È sorpreso anche il pastore, che la osserva col binocolo dal suo stazzo. O forse è solo preoccupato per i suoi agnellini. Più tardi la rivedremo, osservandola dall’alto di una delle vette faticosamente raggiunte: continua la sua perlustrazione circolare ed a non curarsi di noi. Del Gran Sasso si può dire poco. Semplicemente perché le mie parole non bastano a descrivere la bellezza selvaggia del luogo, i suoi vasti orizzonti delimitati da pareti di roccia nuda, i suoi silenzi, la vastità semidesertica dei pianori stepposi. Solo animali. Qualche pastore. Non

Una giornata senza pretese

E’ una giornata senza pretese / E non ci succede una volta al mese (Vinicio Capossela) A volte un solo giorno libero può riservare momenti di intensa epifania e liberarti anche se solo per un breve iato dalle angosce del tempo che viviamo. Scelgo di trascorrerlo tra le colline che intersecano il confine tra Campania e Basilicata, questo giorno libero. Ancora non lo sapevo, ma sarebbe stato l’ ultimo giro in libertà concesso per i mesi a venire. Da lì in poi restrizioni e zone variamente colorate avrebbero reso impossibile ogni spostamento. E’ una mattina di primo autunno, viste verde

Sarajevo è un pugno in faccia

Una visita a Sarajevo è come un match di pugilato, dove tu hai il ruolo di sparring partner da prendere a pugni in faccia. Il primo che ti becchi è il ricordo della tragedia di fine secolo scorso: l’ assedio, i cecchini, la guerra e le sue devastazioni. Non è necessaria tanta memoria, ci sono ruderi e segni di proiettili in abbondanza per ricordartelo. Poi arriva subito l’ uno-due: una povertà vista ormai di rado in Europa. Almeno prima del COVID. La sensazione è quella di un’ emarginazione netta della Bosnia da parte dell’Europa che conta. Qui i restauri delle

Discover Procida, the Italian capital of culture for 2022

The Italian capital of culture for 2022 will be the tiny yet beautiful island of Procida. It’s the smallest and least known of the islands of the Gulf of Naples. You maybe have already heard of Capri and Ischia. Does perhaps Procida sound new to you? Well, springtime is the perfect moment do discover Procida, which will be the Italian capital of culture for 2022. Next year we all hope that the pandemic emergency will be over and that we’ll be able again to travel freely! Here are a tiny guide and some beautiful images of this charming island! And

Santorini, folla e bellezza

Benvenuti nella centrifuga turistica. A Santorini già l’ accoglienza è una promessa: il porto minuscolo, quattro traghetti che scaricano gente; in senso inverso, una sfilata di pullman che riporta indietro i crocieristi. Risultato: un ingorgo che neanche Napoli all’ ora di punta. Lo scenario non cambia molto passeggiando per le stradine di Thira: paccottiglia che si riversa nei vicoli dai negozi e folla da non potersi fermare perché c’è subito qualcuno che spinge per passare. Poi ovviamente fa caldo, altrimenti uno che ci va a  fare alle Cicladi d’ estate. Anche se, attenzione, l’ estate ormai è quasi finita. Non

Paros, la rilassata

Il Meltemi non porta odori; è secco, inaridisce le narici, asciuga la gola. Anche se attraversa un boschetto di pini prima di raggiungerti,  non ne assorbe gli aromi. E così,  accanto ai polpi ed agli sgombri appesi ad essiccare, qui a Paros aggiungono mazzi di rosmarino ed altre erbe. Tentacoli ondeggiano all’ingresso delle taverne del porto, pronti per essere trasferiti sulla griglia. Aliki Ad Aliki, piccolo villaggio di pescatori sulla punta meridionale dell’isola, essiccano invece gli sgombri, poi li spennellano di olio e limone e li arrostiscono, trasformandoli nella specialità del posto, la Gouna. In fondo in fondo all’ isola,