La trasformazione dei ragni colossali

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The giant spider - Trabocchi d' Abruzzo

Sono di nuovo aperti, come un tempo, i trabocchi della costa d’ Abruzzo.

Quelli che hanno resistito a più di un secolo di erosione e salsedine, magari aiutati da qualche saggio restauro, sono ancora lì, lungo la costa abruzzese a sud di Pescara: costruzioni in legno dalle lunghe ed oscillanti antenne protese sull’ acqua, con immense reti penzolanti;  “una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simili ad un ragno colossale” le definiva D’ Annunzio, che qui aveva casa.

Old fishing machine - Trabocchi d' Abruzzo
Le grandi macchine pescatorie

Ma naturalmente non tutti sono scampati; l’ incuria degli umani fa più danni delle onde.

L’ ultimo a crollare in acqua è stato il Trabocco del Turchino:  “il mare non aspetta”, come si dice tra gli uomini di mare di queste parti.

Ma il crollo ha avuto una potente valenza simbolica, perché il Trabocco del Turchino era  proprio quello descritto più volte dal Vate nel Trionfo della morte:

«La grande macchina pescatoria composta di tronchi scortecciati di assi e di gomene che biancheggiava singolarmente simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano».

Ma andiamo per ordine: cos’è veramente un trabocco?

E’ una macchina da pesca sistemata su palafitte lontano dalla riva e collegata alla costa da un pontile di legno.

Dalla piattaforma, sporgente sul mare, per mezzo di argani erano calate in acqua grandi reti per intercettare i banchi di pesci che si muovevano a poca distanza dalla costa. Insomma una via di mezzo tra il peschereccio e la pesca da riva, che ha funzionato finché i pesci sono stati abbondanti.

Trabocchi d' Abruzzo

«Il trabocco, quella grande ossatura biancastra protesta su la scogliera…forma irta e insidiosa in agguato perpetuo, pareva sovente contrastare la benignità della solitudine. Ai meriggi torridi e ai tramonti prendeva talora aspetti formidabili

Poi man mano che il pescato diminuiva, i trabocchi venivano abbandonati e lasciati in preda ai marosi, che erodono le loro fondamenta, i grossi tronchi di pino d’ Aleppo piantati sul fondo del mare.

“…fin negli scogli più lontani erano conficcati pali a sostegno dei cordami di rinforzo; innumerevoli assicelle erano inchiodate su per i tronchi a confortarne i punti deboli. La lunga lotta contro la furia del flutto pareva scritta su la gran carcassa per mezzo di quei nodi, di quei chiodi, di quegli ordigni. La macchina pareva di vivere di una vita propria, aveva un’aria e un’effige di corpo animato

Fino a pochi anni fa, i trabocchi della costa d’ Abruzzo erano ormai tutti inutilizzati e spesso in completo abbandono; semplicemente resistevano in attesa di tempi migliori.

Waiting for the moon - Trabocchi d' Abruzzo
Il recupero dei vecchi trabocchi

Poi, agli inizi del millennio, a qualcuno è venuta una grande idea e numerosi trabocchi della costa d’ Abruzzo sono tornati in attività. Ma è cambiata la loro funzione. Non più macchine da pesca bensì macchine da turismo: ristoranti.

All’ inizio era quasi un gioco: si cucinava sui trabocchi per i parenti e per gli amici, poi pian piano la cerchia degli invitati si è allargata e qualcuno ha iniziato a pensare di convertire quelle struttura in romantici ristorantini con vista spettacolare.

Night rest - Trabocchi della costa d' Abruzzo

Le difficoltà non sono state certamente poche. I trabocchi originali sono strutture molto spartane, prive di energia elettrica e di acqua potabile, sprovviste di servizi. Insomma non proprio l’ ideale per un ristorante.

Ma con un po’ di iniziativa tutto si aggiusta, e l’ acqua potabile è arrivata e con essa anche l’ energia elettrica.

E fra poco, ne sono certo, si inizieranno ad installare impianti eolici e marini per sfruttare ciò che la natura offre, non solo da punto di vista gastronomico.

I servizi no, quelli restano a riva.

Evening on the sea
Una prova sul campo

Non è facile trovare un tavolo per mangiare in un trabocco, non immaginate di poter arrivare e sedervi. E’ indispensabile prenotare e a volte – in alta stagione – anche con qualche giorno di anticipo.

D’ altronde, si mangia solo di sera, i tavoli sono pochi, la cucina è piccola e di solito c’è un unico servizio; menu fisso e prezzi fissi per niente dissimili tra un trabucco e l’ altro. Insomma, qualcosa che puzza di cartello.

Ma è l’ unica puzza, perché la cucina profuma di ingredienti freschi e spazia creativamente nella tradizione del luogo, con varianti ovviamente ittiche e la location è incantevole.

Sembra tutto perfetto, coniugato al piacere del palato (e della gola!).

Il trabocco che abbiamo provato noi ha servito vari antipasti di mare e di terra e poi il pezzo forte:  sagnette ceci e cozze; molto buone anche le polpette cacio e ovo al pesce.

Ma aldilà della bontà della cucina è l’ esperienza di cenare sospesi sull’ acqua che resta impressa nella mente: vi sedete a tavola ed è come essere sul ponte principale di un veliero che sta per lasciare il porto; attorno a voi il mare scuro e l’ orizzonte blu e porpora, i gabbiani che si lamentano, una gentile brezza sul viso, sospesi sull’ acqua sciabordante sotto i piedi, con vista sulla costa illuminata dalla luna.

Like a ship sailing away

 

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2 thoughts on “La trasformazione dei ragni colossali

  1. Carlo Crescitelli says:

    Uà, il mio sogno, cenare su un trabucco (così come anche andare a pesca su un motopeschereccio: navigare a vela no, quello almeno l’ho realizzato). In effetti però è complicato trovare posto se passi di là di fretta e non puoi programmare troppo.

    Complimenti, sempre belli i tuoi post di viaggio, io ora ne ho in cottura uno proprio su di una destinazione pochi chilometri più sopra della tua, Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto e la provincia di Fermo, dove sono stato qualche settimana fa, per un… festival celtico. E che vuò fa, ogni scarpa addeventa scarpone.

    Ciao, a presto!

    Carlo

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